

Gaia Montebello






Questo nel secondo tentativo- dal colre verde sono diventati marroni. Quelli più chiari ho infornati dopo

![]() © foto: motorpsykhos  |    
| Tratto Nero: cenare al buio all'Istituto dei ciechi | 
| Il primo ristorante dove mangiare nell'oscurità. Per assaporare il gusto dei cibi e delle parole. In via Vivaio ogni sera dalle 19.30. Di Lorenza Delucchi | 
Mangiare al buio, per scelta. Dal  23 giugno apre i battenti Tratto Nero,  il primo ristorante in cui si cena nell'oscurità. Il locale, ospitato  all'interno dell'attivissimo Istituto dei Ciechi in via  Vivaio, sbarca in città dopo i successi di esperienze simili nelle  città di Parigi, Londra e New York, dove la catena Dans le  noir? ha spopolato.
L'idea è (apparentemente)  semplice: far accomodare i clienti in una sala priva di illuminazione, banditi  cellulari o ipod per evitare ogni tentazione 'elettrica'. Camerieri  e guide, i ragazzi e le ragazze ipovedenti,  che si occupano di ogni esigenza degli avventori, anche di  accompagnarli alla porta della toilette. Ogni sera, a partire dalle  19.30, sarà possibile mettere alla prova la propria capacità di  adattamento a tavola, scoprendo che la vista è importante quanto il  tatto, l'olfatto, il gusto e l'udito. Ho raggiunto Franco Lisi,  responsabile della mostra Dialogo  nel buio (365.000 visitatori dal 2005 per un percorso di  un'ora nell'oscurità che non lascia indifferenti), per chiedergli cosa  dovrebbe spingerci a mangiare al buio.
«Cenare al Tratto nero  non è solo un divertimento. C'è di più, un'esperienza che mischia il  gusto della convivialità con la scoperta di qualcosa che si ignorava, di  sé e dei commensali. Ha a che fare con il modo in cui ciascuno di noi  reagisce ad una situazione di mancato controllo. Si è  lì, al buio, senza sapere di preciso dove siano forchetta e coltello. Si  può decidere di scappare o affidarsi alle guida. E pian pian  rilassarsi.» Un ribaltamento dei ruoli abituali secondo  cui è  la persona vedente ad aiutare chi non può fare altrettanto.
«Durante  tutte le esperienze proposte da Dialogo nel buio, il ruolo di  leader è quello della guida che conosce bene lo spazio ed è capace di  leggere la realtà attraverso gli odori, le voci e i movimenti.» Una  lezione di umiltà? «Di certo un piccolo insegnamento: non esiste  solo il senso della vista, anche se oggi pare impossibile  anche pensare di poterne fare a meno. Con ciò non vogliamo dire che  vedere non serva, sarebbe folle. Piuttosto, far passare il messaggio che  guardare e vedere non sono la stessa cosa. Un modo  giocoso ma non meno serio di ragionare sulla disabilità» 
Suggerisco  che il successo della mostra rivela il desiderio di sfuggire  all'affollamento di immagini che ogni giorno viviamo: «C'è una voglia,  forse anche inconsapevole, di andare oltre all'apparenza imposta dalle  gerarchie o dall'abitudine. Parlare con un collega, o addirittura con  l'Amministratore Delegato, al buio, rivela molto più di quanto non  facciano dieci pranzi di lavoro, perché racconta aspetti nascosti delle  persone. Tant'è che molte aziende organizzano delle visite per fare  team. Succederà lo stesso con il ristorante,  ne sono sicuro.» Un'esperienza da consigliare anche ad una coppia per  scoprire se, e quando, la comunicazione non-visiva pesi nella relazione.  O in famiglia. 
La cena al buio costa 50 eu a persona e comprende il pasto completo comprensivo di acqua e vino. Un menù il cui prezzo, non proprio economico, è giustificato dall'esperienza insolita che permette di vivere. Prenotazione obbligatoria al numero 02 76394478.
http://milano.mentelocale.it/27061-tratto-nero-cenare-al-buio-all-istituto-dei-ciechi-di-milano/





8 fette di pane casereccio -
4 fichi verdi -
2 dl di panna  fresca da montare -
125 g di lamponi -
3 cucchiai di miele di  acacia -
20 g di burro -
20 g di zucchero 
1)  Ricavate dalle fette di pane casereccio 8 dischetti del diametro di 5  cm, spalmateli con un velo di burro,  cospargeteli con lo zucchero e  fateli dorare sotto il grill del forno per 2-3 minuti circa.
2)  Eliminate la base dei  fichi e tagliateli nel senso della larghezza a  fette dello spessore di circa mezzo centimetro; dividete i 
lamponi  a  metà. Raccogliete la panna in una terrina raffreddata in frigo,  mescolatela con un cucchiaio di miele e montatela con  la frusta finché  risulterà densa; mettetela in una tasca da pasticciere con la bocchetta  grossa liscia.
3) Disponete una fetta di fico su ogni crostino,  copritela con la panna, proseguite con i lamponi e ripetete gli strati  una seconda volta; completate con la panna e la parte finale dei fichi.  Condite con il miele rimasto e servite. 
Foto e testo da Donna Moderna-Cucina 
Piatto light!









