Il procedimento
 Il  procedimento per fare ciascun formaggio è diverso, e dalla diversa  ricetta dipendono le caratteristiche del formaggio che si ottiene.
 Nonostante ciò, una serie di passi è comune a tutti i procedimenti, e li vediamo qui di seguito.
  
    |   1.      Preparazione del latte Nel  caso si utilizzi latte crudo, sarà opportuno lasciarlo qualche ora a  temperatura ambiente, per favorire un aumento della flora batterica  utile alla caseificazione. Per fare questo, la bottiglia in cui il latte  crudo è stato conservato dovrà essere perfettamente pulita e chiusa  ermeticamente, per evitare che batteri “estranei” vadano a contaminare  il latte. Nel caso si usi latte pastorizzato, in questo i batteri  sono assenti, non serve quindi lasciarlo a temperatura ambiente. Si può  arricchire la sua carica batterica in questo modo: si scalda una parte  del latte (es., 250 ml) a 40º, si aggiunge un cucchiaio di yogurt intero  (con fermenti vivi), si lascia riposare per un paio d’ore, poi si  aggiunge al resto del latte.  |     
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  |   2.      Riscaldamento del latte Si mette il latte in una pentola di acciaio e si riscalda fino alla temperatura di 37º – 38º   |     
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  |   3.      Coagulazione Si aggiunge il caglio e si mescola a lungo per amalgamarlo molto bene nel latte. Il caglio va aggiunto in ragione del suo “titolo”, misurandone la quantità il più possibile in modo preciso.  |     
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  |   4.      Riposo La  pentola con il latte va messa a riposo dentro la borsa dei surgelati (o  avvolta in una coperta) affinché la temperatura resti il più possibile  costante. Il periodo di riposo normalmente è di 40 - 45 minuti.  |     
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  |   Cagliata A  questo punto la cagliata dovrebbe essersi formata. La cagliata deve  avere l’aspetto di un budino molto mollo, e probabilmente si vedrà anche  del siero tutto attorno.  |     
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  |   5.     Prima rottura della cagliata Con la spatola per dolci la cagliata viene divisa in “cubotti” di 5 – 6 cm di lato, con tagli in diagonale. Dopo la rottura, la cagliata viene fatta riposare 10 -15 minuti affinchè il siero cominci ad affiorare.  |     
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  |   6.     Seconda rottura della cagliata A  seconda della ricetta, la cagliata va rotta ulteriormente, questa volta  con la frusta da cucina. In generale, più piccoli sono i grani in cui  si rompe la cagliata, più il formaggio risulterà compatto e sarà adatto  alla stagionatura. Lasciando i grani grossi (o non facendo questa  operazione) il formaggio sarà più morbido ed adatto ad essere consumato  fresco. Siccome noi vogliamo ottenere un formaggio "fresco" da  consumarsi nel breve periodo, possiamo direttamente passare  all’estrazione della cagliata; nel caso di formaggi destinati alla  stagionatura e alla lunga conservazione, dovremmo nuovamente riscaldare  il tutto alla temperatura di circa 42-45° C a fuoco molto lento, per  evitare che la cagliata aderisca alla pentola imbrunendosi.  |     
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  |   7.      Estrazione della cagliata Nei  caseifici si estrae la cagliata dalla caldaia servendosi di teli per  riuscire a "catturare" più prodotto possibile. Viste le modeste  dimensioni della nostra pentola, si raccoglie la cagliata con la  schiumarola e si riempiono le fuscelle. Durante il riempimento delle  fuscelle si può esercitare una modesta pressione che faciliti la "messa  in forma" della cagliata. Il siero può essere raccolto per preparare  della ricotta o un sieroinnesto.  |     
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  |   8.      Spurgo e stufatura Le fuscelle vanno lasciate messe sul graticcio, e si potrà vedere che il siero continuerà a sgocciolare abbondantemente. Nei  caseifici i locali di stufatura hanno temperature variabili dai 22 ai  28°C e una umidità relativa prossima al 90%. Queste condizioni non sono  facilmente riproducibili in una cucina casalinga: si può parzialmente  sopperire, ad esempio, mettendo una ciotola di acqua calda accanto alle  fuscelle e coprendo il tutto con una bacinella rovesciata, oppure  mettendo le fuscelle in contenitori abbastanza grandi da consentire lo  spurgo, coprendoli con della pellicola e posizionando il tutto non  lontano da un termosifone (in inverno, ovviamente!). Spurgo e stufatura proseguono per un tempo variabile dalle 12 alle 36 ore nel caso di formaggi freschi.
  Durante  questo periodo il formaggio va girato più volte, per facilitare lo  spurgo su ambo i lati. Per evitare di danneggiare la forma, si può  utilizzare una seconda fuscella messa sopra la forma: girandola il  formaggio scolerà sull’altro lato senza bisogno di essere estratto.  Questo si rivela particolarmente comodo per formaggi molli (es.:  stracchino).
  Durante la stufatura l'umidità contribuisce a dare  resistenza ed elasticità alla pasta della cagliata, poca umidità porterà  ad avere una crosta più dura e facilmente screpolabile. La  temperatura influisce sull'aumento dell'acidità, della carica  microbiologica, dello spurgo e quindi sulla separazione del siero dalla  cagliata (sineresi).     |                    
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  |   9.     Salatura La salatura può essere fatta in uno o più di questi momenti:  - Coagulazione: il sale può essere aggiunto insieme al caglio  
 - Durante spurgo e stufatura: il sale viene sparso sopra la cagliata ogni volta che questa viene girata  
 - Dopo spurgo e stufatura: il sale viene sparso sul formaggio dopo che questo ha terminato la fase di spurgo
 
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un bel post , belle foto e buoni consigli.
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